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Medio Oriente in fiamme: la guerra si estende allo Yemen e al Mar Rosso. Resistenza o terrorismo?

Dalla guerra in corso tra la Nato e la Russia, attraverso l’Ucraina, si è avviata una nuova fase della storia mondiale. Oggi l’Occidente ha imboccato una strada estremamente pericolosa a sostegno della guerra permanente alimentata dall’imperialismo USA, potenza economica in declino, nel tentativo anacronistico di mantenere il dominio unipolare e fermare il corso della storia.
Una guerra questa che si svolge non solo sul piano militare, ma anche economico-finanziario e ideologico-culturale, la quale si caratterizza sempre più come uno scontro a livello mondiale e che apre di volta in volta diversi fronti, tra cui quello mediorientale.
Quella di Israele contro la Palestina è di certo una delle guerre più evidenti e durature della storia contemporanea. Da decenni vengono dimostrati i crimini e le continue provocazioni da parte israeliana contro la popolazione palestinese e i suoi territori, assieme alla violazione delle risoluzioni ONU le quali non lasciano dubbi sul carattere apertamente colonialista dell’occupazione israeliana, oggi impegnata nella carneficina in atto contro la popolazione palestinese e nel difendersi dall’accusa di genocidio presentata dal Sudafrica.
Dai territori occupati palestinesi, la guerra coinvolge il Libano, la Siria, l’Iraq, mentre principalmente Stati Uniti, Gran Bretagna e Bahrein hanno attaccato lo Yemen estendendo così la guerra nel Mar Rosso, via marittima strategica per i commerci tra l’Asia e l’Europa.

Parliamo dell’attuale situazione in Medio Oriente in collegamento con CARLO REMENY (giornalista e ex-inviato speciale per gli affari internazionali in Europa centro-orientale e Medio Oriente) e MARIA MORIGI (archeologa, saggista esperta di Islam e fondamentalismo), con la quale proveremo ad esporre il quadro dei gruppi politici definiti “terroristi” da Israele e dall’Occidente, soffermandoci in particolare sul movimento degli Houthi yemeniti.

Proiezione del film Erasmus in Gaza e incontro con il Dottor Aqel Taqz di Ramallah

Erasmus in Gaza, di Chiara Avesani e Matteo Delbò, è un documentario del 2021 che narra la storia del ventiquattrenne Riccardo, studente in medicina a Siena e primo studente al mondo a fare l’Erasmus a Gaza. Durante i 4 mesi di permanenza all’Islamic University of Gaza da parte dello studente italiano, il quale aspira a diventare chirurgo d’urgenza, nasce questa testimonianza di sofferenza e resistenza di un popolo soffocato da una guerra in corso da decenni. Uno spaccato di vita reale nella Striscia di Gaza, luogo da molti definito “una prigione a cielo aperto”, in cui è smentita l’immagine caricaturale che nelle ultime settimane viene propagandata dai nostri media. Il film è presentato da Valeria Bacchelli di Assopace Palestina.

A seguire abbiamo discusso dell’attuale situazione in Palestina con il Dr. Aqel Taqz (coordinatore del Palestinian Committee for Peace and Solidarity e membro del World Peace Council), per approfondire ciò che sta accadendo e capire il punto di vista di chi come lui, vive, lavora e resiste nella Cisgiordania palestinese occupata.

Palestina e Medio Oriente: fra anticolonialismo e mondo multipolare

Quella di Israele contro la Palestina è di certo una delle guerre più evidenti e durature della storia contemporanea, ma è anche una fra le più singolari sia sul piano militare che diplomatico. Da decenni vengono dimostrati i crimini e le continue provocazioni da parte israeliana contro la popolazione palestinese e i suoi territori, assieme alla violazione delle risoluzioni ONU le quali non lasciano dubbi sul carattere apertamente colonialista dell’occupazione israeliana.

Eppure ogni volta che i palestinesi reagiscono all’aggressione, i mezzi di informazione occidentali cancellano e ostacolano qualunque discussione in cui si possano evidenziare le cause di questa reazione, concentrando la propria indignazione unicamente sulle azioni dei palestinesi e bandendo il diritto di resistere da parte di una popolazione assediata, come sancito dal Diritto Internazionale. Una disinformazione che ha avuto un ruolo dominante anche nel contesto della guerra in Ucraina, laddove è stato completamente ignorato quanto avvenuto dal 2014 con il colpo di Stato di Euromaidan.

Denunciando la carneficina in atto contro la popolazione di Gaza, ripercorreremo la storia della Palestina e cercheremo di approfondire il quadro mediorientale, dove la Siria subisce una occupazione analoga con il furto del Golan e in cui molti Paesi della regione esprimono la forte volontà di emanciparsi definitivamente dalla colonizzazione occidentale e dalle sue aggressioni, come sta avvenendo in Iraq.

Una spinta all’indipendenza che è emersa anche in Africa, con cambi di governo sostenuti ampiamente dalle rispettive popolazioni e in cui si accoglie positivamente il mutamento in atto negli equilibri internazionali, grazie alla prospettiva di un mondo multipolare. Non a caso i Paesi membri dei BRICS e altri Paesi emergenti del mondo stanno esprimendo sempre più chiaramente la necessità di stabilire finalmente uno Stato di Palestina come unica soluzione che ponga fine a questa guerra.

Ne parliamo con il DR. AQEL TAQZ (coordinatore del Palestinian Committee for Peace and Solidarity e membro del World Peace Council, in collegamento dalla Cisgiordania) e ANDREA LUCIDI (reporter e giornalista, in collegamento dalla Siria).

Stati Uniti contro Cuba: storia di un conflitto: il video dell’iniziativa

Dichiarazione del Consiglio Mondiale della Pace sugli sviluppi in Palestina

Il Consiglio Mondiale della Pace (World Peace Council – WPC) esprime la sua profonda preoccupazione per lo spargimento di sangue in Palestina e in Israele che ha già portato alla perdita di vite di centinaia di civili da entrambe le parti e a migliaia di feriti. Come WPC affermiamo chiaramente che la causa principale di questa escalation è e rimane la pluridecennale occupazione israeliana delle terre palestinesi, le politiche di insediamento, la rapina delle terre, il muro di separazione in Cisgiordania e le quotidiane umiliazioni, vessazioni e uccisioni di palestinesi da parte del regime di occupazione, le migliaia di prigionieri palestinesi, i blocchi stradali, la discriminazione e la privazione dei diritti inalienabili del popolo palestinese ad avere un proprio Stato.
Non sarebbe saggio aspettarsi che l’ingiustizia e l’occupazione accumulate non scatenino e non producano reazioni da parte del popolo palestinese, il quale ha il legittimo diritto di resistere all’occupazione, come chiaramente stabilito dal diritto internazionale. L’attuale governo israeliano, in continuità con tutti i precedenti, ha intensificato ulteriormente le provocazioni in Cisgiordania e a Gerusalemme Est; inoltre milioni di palestinesi nella Striscia di Gaza vivono peggio che in una prigione “a cielo aperto”.
La decisione di porre fine alle attuali ostilità spetta al governo israeliano, il quale cerca di trarre vantaggio dalla situazione bombardando pesantemente la Striscia di Gaza palestinese, mentre pesanti e gravi responsabilità appartengono agli Stati Uniti, all’Unione Europea e ai loro alleati nella regione e nel mondo, i quali non solo sostengono e appoggiano l’occupazione in corso e tutte le sue azioni, ma oggi parlano in modo ipocrita anche del “diritto all’autodifesa di Israele”, trascurando provocatoriamente qualsiasi diritto di questo tipo per il popolo palestinese.
Il governo di Israele è in realtà ostile anche al suo stesso popolo (ebrei e arabi) a causa dell’occupazione in corso della Palestina; l’attuale escalation dimostra che la negazione del diritto all’autodeterminazione del popolo palestinese non permette la pace e la stabilità in tutta la regione, soprattutto in queste ore dove esiste il pericolo di una guerra regionale.
Il WPC ribadisce e sottolinea la propria richiesta di porre fine all’occupazione di tutte le terre palestinesi da parte di Israele, di istituire uno Stato indipendente di Palestina entro i confini precedenti al 4 giugno 1967, con Gerusalemme Est come capitale. Chiediamo il rilascio di tutti i prigionieri politici palestinesi dalle carceri israeliane e il diritto al ritorno di tutti i rifugiati palestinesi secondo la risoluzione 194 delle Nazioni Unite.
L’occupazione e l’ingiustizia non possono durare per sempre!

La Segreteria del World Peace Council,
8 ottobre 2023

Fonte:
https://www.facebook.com/photo/?fbid=704921028335493&set=a.293941806100086

Traduzione a cura del Comitato Contro La Guerra Milano